Come funziona il disturbo ossessivo compulsivo

|

L’ansia

Nel DOC le ossessioni assumono connotati altamente ansiogeni perché rappresentano scenari critici, intollerabili e di difficile convivenza per il soggetto che li avverte. Tali contenuti appaiono vividi e, proprio a causa della consistente attivazione psicofisiologica che portano con sé, finiscono con il sembrare verosimili per la persona che li esperisce cosicché, con il passare del tempo, accade che si insinui il sospetto che quei pensieri appartengano realmente alla propria volontà, che si sarebbe davvero capaci di mettere in atto quello scenario inconsueto e questo diventa inaccettabile, fonte di insopportabile sofferenza.

Il circolo vizioso

Quindi, si instaura un circolo vizioso nel quale la persona comincia a mettere in atto tutta una serie di strategie, tra le quali le compulsioni, per cercare di contenere o annullare l’ansia derivata dalla presenza del pensiero, tenendo così sotto controllo la situazione; tuttavia, tale strategia risulta avere solo carattere temporaneo e l’individuo affetto da disturbo ossessivo compulsivo, si ritrova ad aumentare sempre più consistentemente la ripetitività delle compulsioni che almeno una volta hanno funzionato a breve termine riuscendo a calmarlo, ma questo sollievo rimane di carattere provvisorio perché si esaurisce alla prossima ondata ossessiva.

Il comportamento ripetitivo

Al contempo, quella che solo apparentemente sembrava essere una strategia efficace diventa una trappola, una costrizione forzata che a sua volta sfinisce il soggetto che si ritrova a mettere in scena lo stesso comportamento rituale in modo ripetitivo anche per più ore al giorno, cosicché l’aumentare delle compulsioni diventa proporzionale l’aumentare delle ossessioni e il disturbo si fortifica mutando in pervasivo.

L’inevitabile conseguenza che tutto questo meccanismo genera mette a dura prova la persona in quanto le compulsioni possono sfinire il soggetto sia a livello fisico (basti pensare a compulsioni che prevedono ore di lavaggio), sia a livello psicologico (può capitare che si debba ricominciare da capo tutto il rituale di compulsioni perché si è “sbagliato” un passaggio).

L’egodistonia

Il disturbo ossessivo compulsivo per sua natura è egodistonico; ciò significa che la persona è quasi sempre consapevole che i suoi pensieri catastrofici ed estremizzanti siano legati alla patologia; tuttavia, preferisce “non rischiare” per via della sofferenza legata all’idea che possa succedere qualcosa di intollerabile causata delle sue azioni, o al contrario, dalle sue omissioni. Seppur l’egodistonia rappresenti un fattore prognostico positivo durante tutto il trattamento, rimane una condizione necessaria ma non sufficiente a superare il disturbo.

La sofferenza

In ultimo, ma non ultimo, la persona si ritrova a fare i conti, oltre che con il disturbo in sé, con la sofferenza in termini psicologici che il protrarsi di questa situazione comporta.

Psicologa Pamela Pipoli, Torino

Conclusione

Solo uno psicologo può diagnosticare ufficialmente il disturbo ossessivo-compulsivo. Se ritieni di avere sintomi simili, contattami per una consulenza psicologica, anche online.