Disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) da relazione

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Che cos’è un DOC da relazione?

Il disturbo ossessivo compulsivo da relazione prende questo nome poiché si manifesta principalmente all’interno delle relazioni sentimentali. Questa condizione comporta un livello di sofferenza clinicamente significativo. Il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) da relazione può mettere in discussione sia i propri sentimenti verso il partner, che viceversa, i sentimenti del partner verso sé stessi.

Da un lato, può esserci la preoccupazione ossessiva di non amare sufficientemente il proprio partner, che porta a dubitare continuamente dei propri sentimenti, a cercare rassicurazioni e a interpretare qualsiasi dubbio come segnale di mancanza d’amore. Questa forma è spesso caratterizzata da un’analisi costante dei propri sentimenti, alla ricerca di conferme o smentite del proprio amore. Il sintomo più rilevante consiste in un’insistente necessità di giustificare a sé stessi il motivo per cui si prosegue la propria relazione, mettendo in discussione convinzioni e sentimenti.

Dall’altro lato, il DOC da relazione può manifestarsi con la paura che il partner non ami veramente la persona affetta dal disturbo. In questo caso, i sintomi possono includere la ricerca ossessiva di segnali o prove che confermino l’amore del partner, interpretando spesso in modo negativo comportamenti ambigui o neutri come segni di mancanza di affetto o interesse.

In entrambe le situazioni, il nucleo del problema risiede nell’incertezza e nel bisogno compulsivo di certezze assolute riguardo ai sentimenti propri e del partner, cosa che è naturalmente elusiva in qualsiasi relazione umana.

Questa forma di disturbo è una delle più complesse da individuare proprio perché si caratterizza come una forma di ossessione “pura”: i contenuti delle ruminazioni sono prevalentemente di natura mentale; pertanto, non sono sempre presenti le “classiche compulsioni” che rendono il disturbo ossessivo-compulsivo uno dei più riconoscibili anche per coloro che non sono addetti ai lavori!

ATTENZIONE: IL SOGGETTO DELLE OSSESSIONI RIGUARDA UN ASPETTO EMOTIVO CHE, PER SUA NATURA, NON È RAZIONALIZZABILE! Le persone affette da questo disturbo spesso elaborano una serie di criteri “oggettivi” per stabilire la validità o meno dei propri sentimenti verso l’altra persona; tuttavia, questo comporta uno dei primi paradossi: come si può oggettivare qualcosa che, per definizione, è intrinsecamente soggettivo?

Come capire se ho il DOC da relazione?

Quando il doc verte sul mettere in discussione i sentimenti verso l’altra persona, il sintomo può insinuarsi tramite dubbi di varia natura. Il più comune verte sul rimuginare circa i sentimenti verso il proprio partner: “NON PROVO NULLA” è una tipica affermazione condivisibile da chi ne è affetto. Inoltre, la persona potrebbe iniziare a percepire difetti nel partner che col passare del tempo diventano sempre più insopportabili, portando ad un aumento progressivo delle perplessità non solo sui sentimenti, ma anche sulla correttezza della scelta del partner, considerato non adatto a sé.

Di solito, il dubbio inizia dai dettagli e poi si estende a questioni di maggiore portata. Questi dettagli possono essere molteplici: l’altezza, l’odore, la consistenza della pelle, il tono della voce, solo per citarne alcuni esempi. Anche la dimensione sessuale può diventare motivo di messa in discussione.

Non è raro che la persona affetta da disturbo ossessivo compulsivo da relazione inizi a confrontare la sua relazione con “canoni” di una relazione perfetta, spesso svalutando la propria e utilizzando come punti di riferimento modelli ideali non realistici, come quelli presentati nei film romantici o nelle coppie considerate “felici”.

In queste circostanze, è comune che la persona metta a dura prova il proprio corpo, cercando di “costringerlo” a provare determinati sentimenti per il partner, nella speranza che ciò possa confermare la sincerità del proprio affetto. Tuttavia, essendo in uno stato di forte stress e allarme, le probabilità di ottenere l’effetto contrario aumentano, alimentando ulteriormente il sintomo e le convinzioni della persona riguardo la mancanza di amore per il partner.

Qui di seguito, alcune delle possibili riflessioni che si intrecciano a obblighi e convinzioni tipiche di chi sta attraversando un doc da relazione:

“Non provo le farfalle nello stomaco quando lo bacio, quindi non sono innamorato”;

“lo amo o non lo amo?”;

Se non sento niente ora, non sentirò mai più”;

Se non sento ora, significa che…”;

 “Ora come ora penso che non ho mai sentito niente per questa persona”;

 “Non mi viene in mente un momento felice”.

Viceversa, le persone affette dal disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) da relazione, nella variante in cui temono che il loro partner non provi amore per loro, possono esprimere o avere pensieri ricorrenti che riflettono questa preoccupazione. Ecco alcune frasi tipiche che potrebbero dire o pensare:

“E se non mi amasse davvero come dice?”;

“Non sembrava tanto entusiasta di vedermi, significa che sta perdendo interesse?”;

“Analizzo ogni suo comportamento, cercando segni che non mi ama”;

“Cerco continuamente conferme che mi ami, ma sembra che non bastino mai”;

“Ho paura che troverà qualcun altro più interessante di me”;

“Spesso chiedo al mio partner se mi ama, ma non mi fido della sua risposta”;

“Come posso essere sicuro che i suoi sentimenti per me sono veri e non cambieranno?”

Questi pensieri e comportamenti sono guidati dalla ricerca di rassicurazione e dalla paura dell’abbandono o del rifiuto, spingendo la persona a interpretare in modo negativo anche le più piccole variazioni nel comportamento del partner. Questo ciclo di dubbi e bisogno di conferme può diventare molto stressante e avere un impatto significativo sulla relazione.

N.B.: Le frasi menzionate rappresentano esempi di pensieri frequenti nelle persone affette da questa tipologia di disturbo. Tuttavia, non possiedono valore diagnostico, specialmente se considerate isolatamente, senza la valutazione di un professionista. Solo attraverso un’analisi clinica dettagliata e l’utilizzo di test specifici, uno specialista può formulare una diagnosi accurata.

DOC da relazione: sintomi

Nel culmine del momento di rimuginio mentale, la persona tenta diversi approcci per alleviare la propria angoscia. Alcuni potrebbero comportare:

  • ricerche su internet riguardanti i criteri per definirsi innamorati;
  • tentativi di rispondere a test online sull’argomento;
  • comportamenti compulsivi, come controllare i messaggi di testo, e-mail o profili social del partner per cercare prove di infedeltà, menzogne o cambiamenti nei sentimenti, anche in assenza di sospetti fondati.

Altri, coinvolgono il partner se quest’ultimo è compiacente. La persona affetta da doc da relazione potrebbe cominciare:

  • chiedendogli delle rassicurazioni;
  • domandargli di apportare delle modifiche al suo modo di fare o di essere.

Non di rado, tale compagno finisce per dimostrarsi disponibile nel tentativo di aiutare nel provare a diminuire la sua sofferenza sentendosi anche, più o meno attivamente, con-causa di essa. Tali tentativi, finché vanno a buon fine sono adattivi nel superare il momento critico; tuttavia, quando falliscono, diventano motivo di ulteriore conferma della situazione problematica. Questo li rende estremamente pericolosi e, coinvolgendo anche il partner, possono diventare dannosi per entrambi.

Un sintomo meno noto, ma significativo del DOC da relazione, emerge quando, in presenza di altri sintomi tipici di questa condizione, si sviluppa un’ossessione riguardante gli ex partner del proprio compagno o compagna. Questo può tradursi in confronti, dettagliati o meno, con queste precedenti relazioni o nella curiosità compulsiva di scoprire come queste persone abbiano proseguito la propria vita dopo la fine della loro relazione. Tale comportamento, spesso svolto in modo inconsapevole, ha la funzione di auto indurre sentimenti di gelosia, interpretati come prova concreta dell’importanza e del valore attribuiti alla relazione attuale.

Fasi DOC da relazione

Spesso il disturbo ossessivo compulsivo da relazione si manifesta in modo ciclico. Ecco una panoramica generale delle fasi che potrebbero caratterizzare questa condizione:

Fase 1: Insorgenza delle Preoccupazioni

Questa fase si caratterizza per l’emergere di dubbi e preoccupazioni persistenti riguardo la validità, la salute o il futuro di una relazione. La persona può iniziare a questionare incessantemente l’affetto, l’attrazione o la compatibilità con il partner, anche in assenza di motivazioni concrete.

Fase 2: Comportamenti di Verifica

Per cercare di placare le proprie ansie, la persona può iniziare a compiere azioni compulsive, come chiedere ripetutamente rassicurazioni al partner, controllare i messaggi o i social media per cercare “prove” che confermino le proprie insicurezze, o confrontare costantemente la propria relazione con quelle altrui.

Fase 3: Aumento dell’Ansia e delle Compulsioni

Senza un intervento, le preoccupazioni ossessive possono intensificarsi, portando a un aumento della frequenza e dell’intensità delle compulsioni. Questo può creare un ciclo vizioso dove le compulsioni, anziché alleviare l’ansia, la intensificano, erodendo ulteriormente la qualità della relazione e il benessere personale.

Fase 4: Impatto sulla Relazione e sul Benessere Personale

Le continue preoccupazioni e le compulsioni possono iniziare a influenzare negativamente la relazione, causando stress, tensioni e conflitti. Inoltre, l’individuo può sperimentare un significativo disagio personale, compresi stress, ansia generalizzata, e una diminuzione della qualità della vita.

Fase 5: Interruzione repentina o diminuzione significativa della presenza dei sintomi

In alcuni momenti, la persona può sentire di stare meglio ed è proprio in quegli istanti che riesce a considerare quanto sia egodistonico il suo disturbo avvertendo quei pensieri che prima spaventavano, come non veri. Proprio per questa alternanza dei sintomi, potrebbe verificarsi un periodo di quiete in cui la persona si convince di non aver bisogno di sostegno psicologico.

Ritorno alla Fase 1

Se il disturbo non è stato trattato, la probabilità che, compatibilmente con un momento di stress o vulnerabilità possa ritornare, è elevata poiché il problema non è stato risolto alla radice!

Come si esce dal doc da relazione?

Riconoscere il problema e cercare aiuto professionale è un passo cruciale. Attraverso il trattamento, le persone possono imparare strategie per gestire le preoccupazioni ossessive e ridurre le compulsioni, migliorando così la qualità della propria vita e la salute della relazione. È importante notare che il percorso di recupero può variare da persona a persona e richiede impegno e pazienza. È essenziale sottolineare l’importanza di un supporto professionale qualificato per affrontare il disturbo ossessivo-compulsivo da relazione, dato che l’autogestione potrebbe non essere sufficiente e potrebbe anzi aggravare il problema.

DOC da relazione: lasciare il partner o no?

Durante la fase acuta, la persona che ne è affetta, potrebbe decidere di adottare come strategia quella di interrompere la relazione con il proprio partner pensando che questo sia il modo migliore per porre fine alla propria sofferenza poiché convinta del legame tra il proprio malessere e il mantenimento di una storia non desiderata. È probabile che, inizialmente, questa strategia produca un certo sollievo e che le persone affette dal disturbo ossessivo compulsivo da relazione possono avvertire mitigare il rimuginio giungendo quindi alla conclusione di aver fatto la scelta giusta. Tuttavia, è comune che durante la successiva relazione ricominci il ciclo da capo, con il ripresentarsi dei dubbi. Da questo punto di vista, il disturbo può essere considerato esternalizzante poiché la messa in discussione riguarda un altro individuo al di fuori di sé stesso.

Al contrario, altre persone affette dal disturbo ossessivo compulsivo da relazione escludono l’idea di lasciare il partner perché il solo pensiero genera un allarme ancora più acuto, facendoli sentire intrappolati in una situazione senza via d’uscita.

Nella variante del disturbo ossessivo-compulsivo da relazione, in cui si dubita dei sentimenti del partner, può emergere l’idea che terminare la relazione possa essere una soluzione definitiva. Questo pensiero si basa sull’idea di prevenire un dolore maggiore, seguendo la logica “lo lascio prima che possa lasciarmi”, nella convinzione di mantenere così un certo grado di controllo sulla situazione. È importante sottolineare che terminare la relazione non rappresenta la soluzione per risolvere il problema. Al contrario, il malessere scaturito dall’idea di lasciare il partner è un altro sintomo tipico di questa forma di disturbo ossessivo.